Nel karaté Tradizionale la prestazione dipende da numerosi fattori,
dei quali è difficile stabilire la priorità. Inoltre,
all'interno della stessa disciplina è necessario considerare
in modo selettivo le varie specialità. Nel kumite, per esempio,
la velocità di reazione agli stimoli e la capacità di
anticipazione giocano un ruolo determinante. Nel kata, l'aspetto coordinativo
merita grande attenzione. Tuttavia, si può asserire che la mobilità
articolare, nota anche come flessibilità, vada ampiamente ricercata
sia dall'esperto di combattimento sia dallo specialista delle forme.
Infatti questa qualità, che alcuni definiscono intermedia fra
gli ambiti coordinativi e condizionali, permette l'esecuzione di ampi
movimenti e consente un'efficace esecuzione gestuale, favorendo l'apprendimento
di nuove tecniche, evitando dannosi movimenti di compensazione e riducendo
quindi le possibilità di infortunio.
Mobilità ed elasticità
Molte situazioni della vita quotidiana dimostrano che la mobilità
articolare è una qualità che deve essere tenuta in costante
esercizio. Nello sport questa necessità è ancora più
evidente, in particolare nelle discipline in cui il profilo morfologico
del movimento è spesso condizionato dall'ampiezza di questo.
Nel karaté Tradizionale, ma anche nella ginnastica o nella danza,
la flessibilità riveste un ruolo importante e richiede di essere
allenata con estrema attenzione, a tutti i livelli e a ogni età.
A questo proposito si rendono, tuttavia, indispensabili alcune considerazioni,
la prima delle quali si riferisce alla stretta relazione che intercorre
fra la mobilità articolare e l'elasticità muscolare. Il
movimento dei vari segmenti scheletrici è possibile solo grazie
all'azione dei muscoli, che si comportano come veri e propri motori
delle ossa. È, quindi, facilmente comprensibile quanto l'elasticità
delle strutture muscolari e la conseguente capacità di queste
di allungarsi costituiscano un elemento nodale per il buon esito della
prestazione. Tuttavia, è possibile che un soggetto con una buona
possibilità di allungamento muscolare non sia in grado di esprimersi
sfruttando al meglio le sue doti in una situazione dinamica. È
importante ricordare che all'esecuzione di ogni gesto concorrono contemporaneamente
diversi muscoli: alcuni favoriscono il movimento (muscoli agonisti),
altri invece lo inibiscono (muscoli antagonisti). L'estensibilità
del muscolo può essere sollecitata sia in modo passivo sia in
modo attivo. Nel primo caso, il movimento avviene grazie alla messa
in atto di forze esterne al soggetto, come il peso del corpo o di un
suo segmento, l'intervento di un compagno o di un attrezzo. La flessibilità
attiva (o dinamica) è, invece, caratterizzata dalla contrazione
dei muscoli antagonisti e si materializza con slanci rapidi o con estensioni.
L'arma
vincente
Numerosi fattori intrinseci, come l'età e il sesso del soggetto,
o estrinseci, come l'ora del giorno e la temperatura ambientale, possono
influire sul livello di flessibilità. In ogni caso, ciò
che dovrebbe preoccupare maggiormente il karateka non è tanto
il risultato che può ottenere in una situazione statica, come
l'escursione articolare nella massima divaricata frontale o sagittale,
quanto la capacità di trasferire in un contesto dinamico questa
abilità, che può manifestarsi, per esempio, nell'esecuzione
corretta e veloce di una tecnica di calcio, sia questo keage (frustato)
o kekomi (spinto).
L'arma vincente è la coordinazione del movimento, vale a dire
l'adeguata alternanza di contrazione di alcuni muscoli e contemporaneo
rilassamento di altri. Non è consigliabile sottoporsi a dolorose
quanto inutili pratiche di allungamento muscolare passivo e statico,
se uno o più distretti corporei non sono simultaneamente esercitati
a riprodurre la massima escursione articolare, in una situazione identica
a quella richiesta dal gesto tecnico specifico della disciplina. È,
invece, opportuno alternare, nella stessa seduta di allenamento, situazioni
di allungamento passivo ad altre di tipo dinamico-attivo. Infine, è
indispensabile rispettare le predisposizioni individuali, che possono
variare notevolmente da soggetto a soggetto. A questo proposi-to, particolare
attenzione deve essere riservata ai giovanissimi. Infatti, i bambini
dispongono di un sistema legamentoso più lasso degli adulti e
questa condizione è spesso confusa con la possibilità
di eseguire movimenti di eccezionale escursione articolare. La continua
esasperazione dell'ampiezza del movimento può provocare microtraumi
a livello articolare, che possono danneggiare notevolmente le strutture
osteo-artro-legamentose, a volte anche in modo irreversibile, specialmente
in soggetti fisicamente immaturi nei quali l'accrescimento non è
ancora ultimato. I consigli del maestro o dell'istruttore sono sempre
preziosi: difficilmente un buon tecnico valuterà un calcio considerandone
solo l'ampiezza e non anche l'efficacia o la corretta esecuzione formale.
Michela Turci
Sport&Medicina
2004
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