Nella
pratica del karaté tradizionale, l'aspetto psicologico gioca un
ruolo di primo piano. Spesso, chi è più forte "psicologicamente"
riesce a dominare l'avversario, anche se questo oppone un fisico prestante.
Da secoli, i grandi maestri della "mano vuota" sanno esprimere,
con un linguaggio figurato dal significato incisivo, concetti e immagini
di notevole attualità. La similitudine e la metafora sono figure
retoriche ampiamente usate in un lontano passato, non solo europeo, ma
anche orientale. Nell'antichità, in Giappone come nella Grecia
classica, la descrizione dei sentimenti e dei comportamenti umani è
resa traendo spunto dall'ambiente naturale o dalla vita domestica quotidiana.
Una
calma imperturbabile
La calma necessaria per affrontare l'antagonista più temibile è
raffigurata dai maestri di arte marziale come uno specchio d'acqua. L'espressione
mizu no kokoro (una mente come l'acqua) indica, appunto, l'attitudine
considerata indispensabile per ottenere la vittoria. La superficie limpida
dell'acqua riflette con accuratezza l'immagine di qualunque oggetto vi
si affacci. Allo stesso modo, se la mente umana è trasparente e
imperturbabile, la calma (virtù dei forti anche secondo Shakespeare,
celeberrimo genio occidentale) permette di fronteggiare con la dovuta
fermezza la situazione più difficile. In questo stato di pronta
attesa, la comprensione fisica e psichica delle mosse dell'avversario
è immediata e precisa, tanto da consentire una risposta controffensiva
appropriata e puntuale. Al contrario, se la superficie dell'acqua è
anche solo lievemente increspata, l'immagine che da questa si riflette
è distorta; la mente preoccupata della difesa e dell'attacco non
è in grado di interpretare il pensiero dell'avversario ne di creare
un'opportuna strategia vincente.
Tsuki no kokoro (una mente come la luna) si riferisce alla necessità
di essere costantemente consapevoli degli spostamenti e delle intenzioni
dell'avversario, come la luna che illumina ogni cosa si trovi nel suo
fascio di luce. Con un profondo sviluppo di questa attitudine è
possibile mettere a fuoco anche il minimo spiraglio nell'apertura della
guardia dell'avversario. Le nuvole che offuscano la luce della luna rappresentano
il nervosismo o la distrazione che possono interferire con la corretta
interpretazione delle intenzioni e dei movimenti dell'avversario, rendendo
difficile l'esecuzione e l'applicazione delle proprie tecniche difensive.
Tra
corpo e mente
Nella pratica del karaté, il successo dipende strettamente dalla
capacità di concentrare l'energia di tutto il corpo in un punto
circoscritto della dimensione spaziotemporale. In un solo istante, la
massima forza (kime) deve essere focalizzata su un preciso bersaglio.
Per ottenere questo risultato, è indispensabile coniugare gli apporti
fisici e mentali armonizzandoli sapientemente. La contrazione e il rilassamento
muscolare associati all'alternarsi degli atti respiratori, inspirazione
ed espirazione, rappresentano solo una parte del complesso interattivo
mente-corpo che condiziona l'efficacia di una tecnica. La capacità
di reagire agli stimoli esterni, controllando allo stesso tempo le proprie
emozioni, sembra essere una qualità necessaria non solo nella pratica
del karaté, ma in molte occasioni della vita quotidiana e professionale.
A questo, forse, si deve il successo di pubblico che, nel corso dell'ultimo
secolo, le arti marziali giapponesi hanno ottenuto in tutto il mondo,
so-prattutto in quello occidentale. Molti professionisti, volti famosi
dello spettacolo, firme autorevoli del giornalismo hanno intrapreso la
via dell'arte marziale non tanto per ottenere risultati agonistici, quanto
per acquisire metodiche capaci di migliorare ad ampio raggio le proprie
capacità psicofisiche.
Michela
Turci
Sport&Medicina
2004
|